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AMbientE E POLITICA

 

    Le innumerevoli controversie che oppongono gli ecologisti ed i fautori di una politica autenticamente liberali trovano la loro origine, ad ogni modo, in un contrasto culturale che va messo in evidenza. Si è già fatto cenno ai punti di contatto tra tecnocrazia ed ambientalismo, tra la celebrazione weberiana della razionalità burocratica ed il mito ecologista di una Natura incontaminata da salvare e preservare. È stato anche messo in rilievo come il declino della responsabilità civile - in ambito ambientale come in molti altri settori - sia da addebitare all'affermarsi del positivismo, che ha tolto di mezzo ogni ostacolo sulla strada della modernizzazione industriale e ha quindi messo in discussione taluni principi fondamentali della tradizione giuridica liberale.

 

    Questa cultura tecnocratica non è del tutto venuta meno. Una riproposizione originale della pretesa totalizzante che è caratteristica del razionalismo moderno si ha in Niklas Luhmann, il quale costruisce la sua riflessione sociologica proprio a partire dalla distinzione "società/ambiente".

 

    Il deciso attacco all'ecologismo portato dallo studioso tedesco, in questo senso, discende in primo luogo dall'assunto che il sistema sociale va totalmente distinto dai singoli sistemi psichici o biologici (in altri termini, dagli stessi esseri umani). Entro questo quadro la società altro non è che un sistema di comunicazioni: autopoietico, autoreferente, operativamente chiuso. La volontà ecologista di portare l'ambiente dentro la società, agli occhi di Luhmann, appare del tutto ingiustificabile. Il discorso ambientale è solo un discorso: così che nessun evento ecologico, fosse pure il più catastrofico, sarà mai una minaccia per la società se non diventa comunicazione e se non entra nel circuito sociale. "Potrebbero morire pesci o uomini, i bagni nei mari e nei fiumi potrebbe causare malattie, potrebbe non esserci più benzina nei distributori e la temperatura media potrebbe crescere o calare: fino a quando su di questo non si comunica, ciò non ha alcun effetto sociale".

 

    I disturbi ecologici per Luhmann vanno letti come disturbi che interessano eminentemente il linguaggio. Proteste, istanze, nuove filosofie politiche e rivendicazioni sono da considerarsi in quanto tali: come fenomeni sociali, e non necessariamente quali espressioni di un disagio che deriverebbe da perturbazioni dell'ambiente. Tale conclusione deriva evidentemente dall'adozione di una prospettiva dichiaratemente olistica e, quindi, dall'impossibilità di comprendere i problemi ambientali come problemi che riguardano gli individui e i loro diritti.

 

    L'esito della riflessione di Luhmann è parso sotto vari aspetti deludente anche a molti di coloro che pure hanno valorizzato la ricerca dello studioso e il suo rigetto dell'individualismo metodologico.

 

    Al di là delle apparenze, però, l'illuminismo sociologico e sistemico di Luhmann è affratellato all'ambientalismo dall'adozione di un'analoga - e speculare - prospettiva anti-umanistica. Se per la riflessione di Luhmann tutto è società e nella società (e nulla è ambiente, dato che con ambiente si definisce ciò che sta al di fuori del sistema sociale, e la cui rilevanza sociologica è quindi pari a zero...), per l'approccio ecologista tutto è ambiente perché l'ambiente è tutto. I beni naturali non esistono quali realtà distinte, plurali, individualizzabili, ma soltanto nel loro essere parte di un cosmo che si salva o si perde tutto intero. E che esige quindi un'attenzione e una cura non parziali, non locali, non settoriali.

 

    Di fronte al sociologismo olista di Luhmann e alle tentazioni panteiste dell'ecologismo radicale, i teorici del free-market environmentalism propongono allora il ritorno ad un individualismo che riscopra la centralità della persona umana. La natura è certo da preservare e difendere, ma in quanto serve all'uomo e all'espressione delle sue migliori facoltà. Anche la riaffermazione della proprietà privata va letta quale tutela dell'autonomia individuale e definizione di un vincolo ben preciso all'azione dei singoli e delle istituzioni. Le proprietà altrui sono gli spazi che non possiamo invadere perché appartengono a persone che non possiamo aggredire.

 

    Come ha scritto Mike Gemmell, per l'ecologia liberale non esiste una dignità della natura in sé, la quale prescinda dalla nostra valutazione, dal nostro apprezzamento e, conseguentemente, anche dalla nostra volontà di agire per salvaguardare l'integrità di un certo equilibrio ecologico. Lo stesso valore dei beni ambientali non è indipendente dal nostro giudizio e dalla nostra azione: "grazie ad un uso intelligente delle nostre facoltà intellettuali, non distruggiamo il valore dell'ambiente, ma creiamo valore".

 

    La natura, come ogni altra cosa, è quindi nelle mani degli individui e soltanto loro, se saranno lasciati liberi di agire e se sapranno cogliere tale opportunità, potranno garantirne un futuro migliore.

 





PER UNA ECOLOGIA DI MERCATO

   In nome della "difesa dell'ambiente", le classi politiche di vari paesi stanno progressivamente dilatando il loro potere sull'economia e sulla società. Non solo: richiamandosi a rischi ecologici più o meno fondati sono sempre più numerosi quanti prospettano l'esigenza di dare vita ad uno Stato mondiale che veda unificati in un unico cartello monopolistico i ceti politici nazionali, in modo tale da elaborare terapie adeguate. Secondo il dogma ambientalista, infatti, la tutela della natura esige soluzioni planetarie e, quindi, istituzioni politiche di quelle dimensioni.

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Programma ANIMALISTA LIBERALE

   La tutela della fauna selvatica e degli animali domestici sono valori etici ed ecologici oltre che ormai anche normativi, ben presenti e considerati sempre più importanti dai cittadini di ogni età e condizione. Lo Stato insieme agli Enti Locali dovranno quindi impegnarsi in azioni strutturali e sul territorio affinché il rapporto con gli animali sia il più solidale e meno conflittuale possibile attuando o inserendo nei propri Statuti il principio di impegno per la promozione del rispetto degli animali.
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buss mittenbild, fotograf: _admin



I Paradossi dell'Ecologismo

   In nome della "difesa dell'ambiente", le classi politiche di vari paesi stanno progressivamente dilatando il loro potere sull'economia e sulla società. Non solo: richiamandosi a rischi ecologici più o meno fondati sono sempre più numerosi quanti prospettano l'esigenza di dare vita ad uno Stato mondiale che veda unificati in un unico cartello monopolistico i ceti politici nazionali, in modo tale da elaborare terapie adeguate. Secondo il dogma ambientalista, infatti, la tutela della natura esige soluzioni planetarie e, quindi, istituzioni politiche di quelle dimensioni.

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Ambientalismo e Natura

   Un concetto merita di essere ribadito: in passato le attività che danneggiano l'ambiente erano molto più contrastate di quanto non avvenga oggi e non soltanto perché gli altiforni, le automobili o le petroliere erano ancora da inventare. A seguito della statizzazione del diritto, dell'imporsi di minimi e massimi gestiti burocraticamente e, infine, dell'istituzione di tasse sull'ambiente (secondo il principio "chi inquina paghi"), i poteri pubblici si sono arrogati la facoltà di permettere a taluni soggetti di danneggiare gli altri alla sola condizione che il soggetto inquinante rispetti gli standard di legge o versi denaro allo Stato.
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Ambiente e Consumatori

  I Consumatori Ambientalisti.

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Puliamo il Mondo

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Relazione Annuale del Segretario

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