ESPLOIT ALLE ELEZIONE DEL PARTITO ANIMALISTA OLANDESE
23 novembre 2006 - 20.41
Olanda: partito animalista in parlamento, prima volta in UE
L'AJA - Dopo le elezioni di ieri, nel parlamento olandese c'è spazio anche
per il PvdD, il partito che difende i diritti degli animali, che è riuscito a
fare eleggere due dei suoi candidati. È la prima volta in Europa che una
formazione "animalista" riesce ad essere rappresentato in un
parlamento, ha ricordato il PvdD nel suo sito web.
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E IN ITALIA??Dai libri di storia si deduce che nell’arte della guerra per fiaccare e
vincere il nemico è necessario frammentare ed isolare le sue forze. In questo
modo forze di più modesta entità sono in grado di attaccare e gradualmente
sconfiggere il nemico. Anche i sassi sanno che “l’unione fa la forza,”
ma di questa logica vecchia quanto il mondo sembra che l’arcipelago
animalista non vuole trarne insegnamento. Solo in Italia vi sono circa 800
associazioni in qualche modo interessate al problema degli animali e dell’ambiente.
Un esercito di gente isolata che si muove come in un’immensa diaspora senza
la possibilità di diventare una reale forza sociale in grado di far
riconoscere i diritti della causa in cui crede. L’assenza di una vera forza
unificante va sicuramente attribuita alla mancanza di una guida carismatica;
alla mancanza di mecenati e quindi di fondi, ma soprattutto va attribuito alla
responsabilità delle grandi associazioni animaliste che si rifiutano di
uscire dallo logica dell’orticello per entrare nell’ottica del movente che
è quello del bene degli animali, della natura e, di conseguenza, dello stesso
genere umano. C’è in atto una vergognosa e congenita gelosia del proprio
simbolo, dei proprio operato, dei propri obiettivi come nel terrore di non
avere il monopolio o i diritti d’autore dell’iniziativa. Non solo manca la
collaborazione di fronte ad obiettivi comuni ma vi sono associazioni che non
aderiscono alle iniziative delle altre associazioni se non possono esporre le
loro bandiere o se l’iniziativa non porta benefici alla loro associazione.
Le grandi associazioni snobbano le piccole invece di cercare di aiutarle nella
crescita o di porsi intorno ad un tavolo per cercare di dar vita ad un solo
grande movimento animalista che raggruppi e rappresenti le istanze anche dei
piccoli movimenti. C’è chi è partito con sane intenzioni ma poi ha fatto
della causa animalista un trampolino di lancio per le sue personali ambizioni.
Vi sono associazioni la cui principale preoccupazione è di chiedere
versamenti agli associati. E c’è anche chi strizza l’occhio a quelli dell’altra
sponda. C’è chi è riuscito a fare dell’attività animalista una notevole
fonte di guadagno che solo in parte utilizza a beneficio degli animali. C’è
chi trova nell’associazione una professione, chi una poltrona, chi un’immagine
e chi ancora un appagamento emotivo. C’è anche chi crede che per essere
buoni animalisti basta portar da mangiare ai gatti o a cani randagi; chi
darebbe la propria vita per il suo cagnolino e viene alle manifestazioni
impellicciata e chi dopo un meeting per i diritti degli animali ingurgita
pietanze a base di carne. Ma ci sono, per fortuna, (ma sono in pochi) quelli
che si adoperano senza perdere di vista tutte le problematiche della causa.
Tutti questi personalismi non sarebbero gravi se a rimetterci non fossero
sempre gli animali. In fondo, come diceva Platone, “siamo soltanto uomini”.Ma
questa mancanza di coerenza e questa assurda frammentazione del mondo
animalista, fa perdere di credibilità agli occhi della gente e ci fa
escludere da qualunque palcoscenico dei mezzi di informazione. Nei dibattiti
televisivi i rari elementi che avrebbero la possibilità di dibattere con
efficacia su argomentazioni di cultura animalista e vegetariana vengono
sistematicamente ignorati. Negli ultimi anni gli unici a parlare di animali in
Tv sono gli stessi e sporadici presentatori, tipo Licia Colò, Paolo Limiti
ecc. (meglio di niente) che fanno e dicono quello che le onnipotenti industrie
alimentari, dell’abbigliamento, della chimica o della farmaceutica gli
consentono senza rischiare il posto, dando, come si suol dire, un colpo al
cerchio ed uno alla botte, cercando di non scontentare nessuno con la solita
solfa (che è la politica più subdola e controproducente) che non bisogna
essere estremisti, che è necessario rispettare le idee altrui, che occorre
proteggere gli animali ma che è utile mangiare un po’ di tutto e così via.
In questo modo si sta consegnando la causa animalista (che è costata e costa
lacrime e sangue a quanti da decenni lottano per i diritti degli animali) ai
vari Piero Angela, Garattini, Marcelletti, Gargiulo ecc. i quali si guardano
bene dal dire cose che potrebbero andare contro i loro stessi interessi o le
direttive di chi li paga perché sanno che finché l’uomo sarà ammalato,
cattivo ed ignorante avrà bisogno dell’apparato medico con il suo
sconfinato esercito che vive sulle malattie della gente; ci sarà bisogno
della Chiesa, che esiste per curare le malattie dell’anima, e di tutte le
forze di polizia preposte a neutralizzare la cattiveria dell’uomo; cioè
avremo bisogno dei centri di potere i quali cercheranno in ogni modo di
sopravvivere impedendo il diffondersi di idee che possono mettere in pericolo
la loro stessa esistenza. Manca la consapevolezza che la causa animalista è
la chiave di volta di un processo evolutivo esistenziale che può essere
risolutrice dei grandi problemi del mondo. Non vi può essere pace finché l’uomo
continuerà a convivere con l’idea del sistematico sfruttamento e massacro
dei nostri fratelli animali; non vi potrà essere salute finché non sarà
eliminata dalle nostre tavole il cibo che ci avvelena; non vi sarà
miglioramento delle condizioni ambientali finché gli allevamenti intensivi
inquineranno la terra, l’acqua, l’aria, causando la distruzione delle
foreste e la desertificazione delle terre coltivabili; non vi sarà soluzione
alla fame nel mondo finché i paesi del Nord obbligheranno il Sud a produrre
alimenti che servono ad ingrassare le nostre bistecche. Ma noi siamo tiepidi e
ci muoviamo solo in vista di vantaggi personali mentre dovremmo strapparci i
capelli al solo pensiero che a due passi da casa nostra migliaia di nostri
fratelli animali stanno agonizzando nelle camere di tortura dei laboratori di
sperimentazione. Dovremmo inorridire all’idea che dietro l’angolo vi è,
mostruosamente attivo, un campo di sterminio legalizzato, un mattatoio. E la
cosa più grave è che la nostra coscienza rischia di assuefarsi ai meccanismi
disumanizzanti della cultura antropocentrica volta dai centri di potere
politico, medico e religioso. E mentre ci perdiamo in chiacchiere, in stupidi
e sterili disquisizioni sui principi, centinaia, migliaia, milioni di creature
innocenti vengono sacrificati senza possibilità di scampo perché quelli che
dovrebbero tutelarli sperperano le loro risorse per curare il proprio
orticello piuttosto che far fronte unico per l’esclusivo bene degli animali.
Ma se la causa animalista è ferita, se non riesce ad avere il peso e la
dignità che le compete per essere incisiva, se non riesce a vincere nessuna
battaglia (vedasi referendum contro la caccia) le responsabilità vanno
sicuramente ricercate nell’ambito della politica individualista operata
finora dalle grandi associazioni che pensano più a lustrare il proprio
simbolo che a coordinare le forze nell’obiettivo comune. E’ una vergogna
giocare con la vita degli animali. Chi non è in grado di anteporre la “causa”
alle proprie ambizioni personali farebbe meglio a non dichiararsi animalista.
Chi non vuole uscire dal parzialismo darebbe maggior contributo facendosi da
parte in modo da non danneggiare ulteriormente la causa animalista. Noi siamo
portatori di una nuova e etica che supera di gran lunga la morale cattolica
che limita il sentimento dell’amore ai soli esseri umani. Noi che lottiamo
contro ogni violenza e contro ogni disarmonia abbiamo l’obbligo di
comportarci di conseguenza. Non possiamo depauperare le nostre forze nei
personalismi di una politica suicida; non possiamo cadere nella trappola della
frammentazione, che è quello che vogliono i nostri “nemici”: come ci
giustificheremo davanti alla nostra coscienza e davanti alla Vita per aver
barattato il nostro ideale con le nostre ambizioni? Dobbiamo essere uniti,
concordi, fraterni, determinati, perché da questo dipende non solo la nostra
credibilità e la vita di milioni di nostri fratelli animali ma la
possibilità di mettere le basi per un mondo migliore.