NO ALLA PROPOSTA DI LEGGE DELLA VEDOVA SULLA SPERIMENTAZIONE
"LEGALIZZEREBBE ALMENO PER UN DECENNIO LA VIVISEZIONE"
È polemica nell’area radicale e all’interno del fronte animalista
sulla proposta di legge 2157, di cui primo firmatario è Benedetto
Della Vedova. Oggetto di accesa discussione è la riforma della
disciplina sulla sperimentazione animale. Al di là della
concordanza sul fatto che la sperimentazione animale e la
vivisezione siano inutili, dannose, inaffidabili, oltre che
barbare e cruente, la divisione nasce dalla valutazione
dell’effettiva efficacia della proposta in questione. Ma vediamo,
per quanto possibile attentamente e obiettivamente, come stanno le
cose. Il 24 gennaio Benedetto Della Vedova, presidente dei
Riformatori Liberali, eletto deputato in Forza Italia, ha
depositato a Montecitorio, e successivamente presentato alla
stampa, una proposta di legge, appunto la 2157, che prevede, tra
l’altro, il reinserimento degli animali studiati, norme sugli
animali transgenici nonché metodi alternativi all’utilizzazione di
animali nella cosiddetta ricerca. Ecco i punti qualificanti.
Innanzitutto le tre R, vale a dire Replacement, Reduction,
Refinement (sostituzione, riduzione, perfezionamento). La prima R
(Replacement, sostituzione), secondo Della Vedova, risulta ancora
di difficile attuazione, in quanto non esistono metodi che
permettano di verificare le conseguenze delle ricerche su un
organismo complesso. Nell’ultimo decennio sono stati fatti
significativi passi avanti. I metodi sostitutivi sono per la
maggior parte tecniche in vitro. La seconda (Reduction, riduzione)
ha lo scopo di ridurre il numero di animali impiegati in una
procedura ottenendo lo stesso risultato e anche quello di evitare
la reiterazione di test su animali. La terza (Refinement,
perfezionamento) promuove una cultura e una pratica
dell’attenzione alla tutela e al benessere degli animali, cioè una
pianificazione della ricerca con sofisticati strumenti di
programmazione, in modo da ridurre al minimo possibile la
sofferenza e lo stress degli animali. L’articolo 7, comma 2,
prescrive che non è possibile rilasciare autorizzazioni per
progetti che prevedano l’uso di animali per: - dimostrazioni
didattiche - sviluppo, produzione e controllo dei prodotti finiti
o degli ingredienti finalizzati alla cosmesi - ricerche per
prodotti finiti per uso domestico, - testare materiale bellico -
produzione di anticorpi monoclonali tramite l’induzione
dell’ascite, salvo che non risulti obbligatorio da legislazioni o
da farmacopee nazionali o internazionali. Il decreto legislativo
n. 116 del 1992 prevede due regimi di autorizzazione. L’80 per
cento dei progetti viene comunicato al Ministero della salute in
regime di autocertificazione. I progetti che prevedono l’uso di
cani, gatti, primati non umani, quelli effettuati senza anestesia
e le dimostrazioni didattiche devono essere invece autorizzati dal
Ministero della Salute. I tempi per la concessione delle
autorizzazioni sono molto elevati, si aggirano tra i tre mesi e
l’anno e mezzo creando problemi agli stessi ricercatori. Al fine
di rispondere alle richieste di maggiore certezza e trasparenza,
la pdl 2157 prescrive che tutti i progetti che utilizzano animali
debbano essere preventivamente autorizzati. A mo’ di filtro sono
previsti due livelli di valutazione. Il primo si avvale
dell’apporto del Comitato locale per la cura e l’utilizzo degli
animali, che deve esprimere il suo parere motivato sul progetto
(articolo 13). Il secondo del Ministero della Salute che, con
decreto dirigenziale, autorizza la ricerca entro trenta giorni
dalla data di richiesta di autorizzazione, entro sessanta giorni
per i progetti che utilizzano cani, gatti, primati non umani,
animali geneticamente modificati e progetti che non prevedono
l’uso dell’anestesia. Per rendere certi i tempi non solo sulla
carta si introduce il regime del silenzio-assenso. Trascorsi cioè
i termini previsti dalla legge, nel silenzio del Ministero, è
possibile cominciare la ricerca. In sostituzione dell’assurda
prassi che vuole la soppressione dei poveri animali al termine del
ciclo sperimentale, la pdl individua, in base ad un elenco
predisposto dallo stesso Ministero della salute, le strutture di
accoglienza in grado di ospitarli e di reinserirli in una vita
consona alle loro caratteristiche etologiche e fisiologiche. Ci si
prefigge, inoltre, di porre fine al regime di assoluta
discrezionalità con cui fino a questo momento si è proceduto nel
settore della modificazioni genetiche. La proposta di legge
all’articolo 6 individua i criteri con cui devono essere generati,
utilizzati e allevati animali geneticamente modificati, valutando
l’impatto di queste pratiche sugli animali, sull’uomo e
sull’ambiente, introducendo il concetto di rapporto tra danno e
beneficio. Vengono, poi, delineate le figure professionali degli
addetti per cui occorre una specifica formazione. L’articolo 15
istituisce, infine, un Osservatorio nazionale, con la presenza di
almeno una ong pro animali e di una associazione per i metodi
alternativi, con lo scopo di proporre modifiche e integrazioni
alla legge e di promuovere metodi alternativi. Fin qui, dunque, la
proposta Della Vedova che intende presentarsi come il risultato di
un tavolo di lavoro cui hanno partecipato esperti di settore, come
Massimo Tettamanti e Stefano Cagno, rappresentanti dell’industria
farmaceutica nazionale e multinazionale, delle università, delle
società scientifiche, degli ordini e delle associazioni
professionali, degli istituti di ricerca e di alcune
organizzazioni animaliste: Farmindustria, l’Associazione italiana
per le scienze degli animali da laboratorio, l’Associazione
italiana di psicologia, la sezione italiana dell’European
Biomedical Research Association, le società italiane di
Farmacologia, Tossicologia, Fisiologia, Neuroscienze, Anatomia,
l’Associazione delle industrie della salute animale,
l’Associazione nazionale medici veterinari italiani, l’Ordine
nazionale dei biologi, l’Associazione italiana di tossicologia in
vitro, la LAV, Lega Anti Vivisezione, l’Eurogroup for Animal
Welfare, il “Progetto riabilitazione animali da laboratorio”. Sono
stati inoltre presi in considerazione i suggerimenti e i riscontri
giunti da parte del Ministero della salute e dell’Istituto
superiore di sanità. Insomma, non è difficile comprenderlo, la pdl
2157 sembra scaturire da una delicata opera di mediazione. La LAV,
Lega Anti Vivisezione, che proprio quest’anno ha festeggiato il
trentennale di un’intensa attività contro le discriminazioni e le
violenze esercitate nei confronti degli esseri senzienti non
umani, si è espressa favorevolmente sulla proposta ritenendo che,
qualora diventasse legge, costituirebbe la normativa più avanzata
al mondo in materia di sperimentazione animale. Vediamo perché.
Attualmente circa l’80% della sperimentazione è semplicemente
comunicata al Ministero della Salute, senza alcun controllo o
vaglio previsto. Solo il 20% circa viene autorizzato. Per la pdl
2157, invece, ogni progetto deve essere autorizzato. Dovrà,
quindi, esserci un vaglio per qualsiasi progetto, compreso l’80%
di quella sperimentazione che ora si fa in totale autonomia. Se si
superano i limiti di tempo per rispondere, il progetto è
considerato autorizzato. Il punto, secondo la LAV, non sarebbe
pertanto peggiorativo rispetto alla situazione attuale,
considerando anche la trasparenza che deriverebbe dall’istituzione
di un osservatorio permanente (art. 15), di una banca telematica
accessibile al pubblico (art. 16), del potenziamento dell’organico
preposto presso il Ministero della salute alla gestione della
materia. Da un lato si renderebbe meno segreta la sperimentazione
animale, dall’altro si fornirebbero maggiori strumenti per il suo
controllo e superamento. Ancora. La pdl 2157, dice la LAV, non ha
“inventato” nuovi usi di animali, ma solo regolamentato quelli che
ancora necessitavano di adeguate disposizioni. Ad esempio, oggi
una persona senza alcun tipo di conoscenza sulla biologia e
sull’etologia degli animali, può manipolarli tranquillamente,
provocando loro ulteriore stress e sofferenza. La pdl di Della
Vedova prevede, al contrario, una adeguata preparazione per
evitare il minimo impatto sugli animali che comunque sono
utilizzati, come già accade in altri Paesi. Andiamo avanti. Oggi
topi e ratti transgenici vengono utilizzati senza alcun tipo di
regolamentazione. Dalla letteratura scientifica si rileva che
l’efficienza della produzione di animali transgenici con
caratteristiche desiderate è estremamente bassa, il che significa
che per ogni individuo “prodotto” con le caratteristiche richieste
molti altri vengono ignobilmente soppressi, senza che se ne sappia
nulla. La pdl 2157, per la LAV, introduce l’obbligo di registrare
gli animali soppressi negli allevamenti, mettendo finalmente in
luce un fenomeno oggi completamente sommerso. Questa, dunque, la
posizione della LAV, contestata, però, in modo acerrimo da altre
associazioni animaliste. Del malumore si è fatto interprete Bruno
Mellano. Vediamo, dunque, di che si tratta. Secondo il combattivo
parlamentare radicale e secondo Alessandro Rosasco, componente del
Comitato nazionale di Radicali Italiani, «la proposta di legge
presentata dal deputato Della Vedova mette di nuovo in allarme chi
tiene davvero alla salute umana e alla tutela degli animali. In un
momento storico in cui la sperimentazione animale non è mai stata
così in crisi, essendo stata fortemente condannata da riviste di
fama mondiale (come il British Medical Journal, Biologi Italiani,
New Scientist e non per ultima dalla prestigiosissima Nature che
la ha definita “cattiva scienza”), da gran parte del mondo
scientifico, e dall'opinione pubblica in generale, chiedere ora
una modifica alla normativa nazionale in senso non abolizionista,
in caso di approvazione, bloccherebbe la situazione per chissà
quanti altri decenni». Da qui un «no convinto a questa proposta di
legge in cui gli interessi di Farmindustria non sono neanche
troppo celati». Esistono altre strade rispetto alla
sperimentazione animale come la tossicogenomica, una branca della
tossicologia che consente di osservare il modo in cui una
determinata sostanza chimica altera la funzione dei geni
all'interno di una cellula, oltre alle sue modifiche a lungo
termine. Applicando questo metodo a delle colture di cellule umane
si ottiene la lista completa delle aggressioni biologiche
provocate dal prodotto in esame, in particolare il danno
potenziale all'intero organismo umano. Inoltre questo metodo
garantirebbe un minore costo rispetto ai metodi che usano animali,
una maggiore rapidità dei test e la soluzione di problemi etici.
«Tutto», continuano Mellano e Rosasco, «sembra così banale a dirsi
ma le resistenze delle industrie delle cavie ancora non ci
sentono. C'è voluta una rivoluzione per comprendere che la terra
ruota intorno al sole; ce ne vuole un'altra per capire che gli
esperimenti sugli animali frenano il progresso della scienza
medica». Dal canto loro il comitato scientifico Equivita,
l’associazione Animalisti italiani, il Movimento ecologico
nazionale UNA, l’Enpa (Ente nazionale protezione animali) e il
Movimento antispecista si sono dissociate dalla proposta di legge
spiegando il loro atteggiamento in un’articolata lettera a
Benedetto Della Vedova in cui si dice che «le istanze delle
associazioni non hanno trovato, sin dall’inizio dei lavori, alcun
ascolto, a differenza di quelle di Farmindustria e degli Istituti
di Ricerca (che storicamente sostengono la sperimentazione
animale)» e che «la pdl 5442 (attuale 2157), di conseguenza, non
rappresenta assolutamente, per quanto concerne la riduzione
dell’uso di animali, un passo avanti, ma piuttosto un notevole
passo indietro. Infatti se in essa vi è, in piccola percentuale,
un lieve miglioramento rispetto all’attuale legge 116/92, vi è, in
percentuale assai maggiore, un peggioramento rispetto ad essa».
Questi i punti ritenuti peggiorativi: 1) il silenzio assenso per
tutti gli esperimenti, anche quelli su primati, cani, gatti,
esperimenti senza anestesia e con forte dolore, ovvero su tutte le
categorie che nella legge attuale richiedono l’autorizzazione
scritta, 2) il riconoscimento ufficiale dato alla creazione di
animali transgenici, con la regolamentazione che per la prima
volta ne viene fatta, 3) il mancato riferimento al nuovo pensiero
scientifico, in rapida diffusione, che condanna la sperimentazione
animale quale metodo di ricerca. «La pdl 5442 (attuale 2157)», a
detta delle organizzazioni che si oppongono alla sua approvazione
rilancerebbe «il vecchio paradigma della sperimentazione animale,
rendendo un grande servizio ai sostenitori di questo metodo e
ritardandone l’uscita di scena»«Del resto», continuano «l’on.
Schmidt, che aveva dichiarato di voler “fare un po’ contente tutte
e due le parti” (intendendo quella pro e quella contro la
vivisezione), un mezzo successo lo ha ottenuto: ha fatto contenta
Farmindustria, che nel documento presentato il 16/10/05
all’audizione alla Camera dichiarò la sua soddisfazione: “È stato
cancellato ogni carattere di eccezionalità all’utilizzo degli
animali per fini scientifici e tecnologici (…) è previsto il
silenzio assenso (…) Farmindustria, pertanto, conferma la
condivisione sui contenuti della pdl Schmidt ed auspica che sia
rapidamente esaminata ed approvata”. E ha fatto contento anche il
Prof. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerca Mario
Negri, da sempre difensore accanito della sperimentazione animale,
che auspica la prossima approvazione della 5442, attuale 2157
(“Farmaci: animali necessari per la ricerca”, Corriere della Sera,
17/12/05)». I test su animali provengono da una visione
scientifica del tutto limitata e superata e forniscono risposte
per l’uomo solo in alcuni casi (il 18% stando ad uno studio
recente inglese basato su dati Pubmed), solo per una coincidenza
che, tra l’altro, per essere convalidata richiede l’effettuazione
di ulteriori prove sull’uomo. Non va poi dimenticato che sono in
grande parte causa delle numerose catastrofi farmacologiche di cui
si legge sempre più spesso sui giornali e della statistica in base
alla quale nei paesi industrializzati la quarta causa di morte
sono le malattie iatrogene (causate da farmaci o da cure errate).
Le associazioni dissidenti propongono, pertanto, di perseguire la
direzione indicata dal Programma di Governo, che a pag. 153
dichiara di volere promuovere e favorire la ricerca effettuata con
metodi alternativi all’utilizzo di animali in vista di una
progressiva e totale abolizione dell’insensata sperimentazione.
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